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Dal “grande distacco” al “grande significato”: ripensare il proprio percorso professionale

In un panorama economico caratterizzato da incertezze strutturali e trasformazioni accelerate, stiamo assistendo a un fenomeno che merita profonda riflessione: il “Grande Distacco”. Questo termine, coniato dall’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano nel suo rapporto 2025, pubblicato in un articolo de Il Sole 24 Ore, descrive con precisione chirurgica lo stato d’animo di molti professionisti italiani, particolarmente evidente nel nostro settore dei servizi finanziari.

I dati parlano di un esiguo 10% dei lavoratori che dichiara di trovarsi bene nel proprio contesto organizzativo: una percentuale molto bassa che dovrebbe far riflettere chi si occupa di governance aziendale e sviluppo del capitale umano perché sintomo di una fase di stagnazione emotiva ben più insidiosa. Sempre secondo il report, il 41% degli intervistati ha cambiato lavoro nell’ultimo anno o contempla di farlo nei prossimi mesi mentre, paradossalmente, molti rimangono immobili, intrappolati in quello che chiamerei un “immobilismo difensivo” perché, in un mercato volatile, può sembrare preferibile un’insoddisfazione nota piuttosto che un’incertezza da scoprire. Come recita il proverbio “Non abbandonare la strada vecchia per la nuova, sai quel che lasci ma non sai quel che trovi“- una saggezza popolare che oggi si traduce in una strategia difensiva che, sebbene comprensibile sul piano emotivo, rischia di trasformarsi in una trappola professionale nel medio-lungo termine.

Nel settore finanziario, questa dinamica assume contorni particolari: storicamente caratterizzato da stabilità e percorsi di carriera predefiniti, oggi il banking si trova al centro di una trasformazione senza precedenti, dove innovazione tecnologica e nuove aspettative dei Clienti ridisegnano continuamente le competenze richieste. I professionisti più brillanti non cercano più solo sicurezza contrattuale (citata dal 75% degli intervistati) o compensi adeguati (69%), ma un ecosistema professionale in cui poter esprimere il proprio valore, in cui la cultura aziendale diventi terreno fertile per l’innovazione e la crescita personale.

Cosa significa questo cambiamento per chi opera nel settore bancario? La transizione passa attraverso un riallineamento fondamentale tra valori personali e contesto professionale e quindi le istituzioni finanziarie più lungimiranti stanno ripensando non solo le politiche di compensation – che, ovviamente, restano importanti, ma anche l’intera esperienza lavorativa, creando ambienti dove la crescita professionale si intreccia con il benessere personale.
Il vero vantaggio competitivo, nel mercato del talento finanziario, appartiene a chi sa costruire organizzazioni dove il “significato” del lavoro diventa tangibile – dove ogni professionista può vedere chiaramente il collegamento tra il proprio contributo quotidiano e l’impatto generato per Clienti e società.

Se ti riconosci in quella maggioranza silenziosa che vive il “grande distacco”, forse è il momento di porsi domande fondamentali: in quale misura il tuo attuale contesto professionale valorizza autenticamente il tuo potenziale? L’organizzazione di cui fai parte sta evolvendo alla velocità richiesta dal mercato? La cultura aziendale che vivi quotidianamente stimola o frena la tua crescita? Non si tratta di cambiare per inseguire un’illusoria perfezione, ma di cercare consapevolmente un allineamento più profondo tra aspirazioni personali e realtà organizzativa.

Il banking italiano è oggi a un punto di svolta: un terreno fertile di opportunità, tante opportunità, ma solo per chi sa leggere i segnali del cambiamento. In questa nuova era, vinceranno le banche che non si limiteranno a offrire stipendi competitivi, ma sapranno costruire ambienti di lavoro dove talento e benessere crescono insieme. Come un ecosistema naturale ben bilanciato, le organizzazioni finanziarie più attrattive saranno quelle dove ogni professionista potrà fiorire, trovando il giusto equilibrio tra crescita personale e contributo al successo collettivo.

Noi lavoriamo in questo scenario oggi, affinché ogni professionista abbia l’opportunità di diventare protagonista attivo del proprio percorso, trasformando il “grande distacco” in una consapevole ricerca di significato e crescita professionale.

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