Nel frenetico mondo in cui viviamo oggi siamo ormai abituati, quasi assuefatti direi, a restare sempre connessi. Smartphone in mano, notifiche di messaggi, email dei clienti, feed social – tutto è (o forse solo sembra) indispensabile. Ma qual è il prezzo di questa iper-connessione perpetua e costante?
Ho letto una ricerca condotta dalla Dr.ssa Mark dell’Università della California Irvine, pubblicata sull’Harvard Business Review, che conferma che un professionista medio controlla posta / messaggi 74 volte al giorno e impiega 23 minuti per ritrovare la concentrazione dopo un’interruzione significativa. Nel nostro settore, queste distrazioni hanno un costo reale non solo in termini di tempo, ma anche di qualità decisionale perché quando la nostra attenzione è frammentata la nostra preziosa energia decisionale si indebolisce.
Certamente non possiamo pensare di scollegarci dal mondo e diventare eremiti digitali, ma ho scoperto che un po’ di Detox Digitale aiuta a migliorare concentrazione e qualità della vita. Si tratta, in pratica, di momenti di pausa nella giornata in cui mi rendo deliberatamente “non disponibile” per migliorare la qualità del mio pensiero.
Ho imparato, ad esempio, ad impormi un blackout digitale di 30 minuti prima di ogni incontro importante con un Cliente: nessuna email dell’ultimo minuto, nessun WhatsApp, nessuna notifica. Voglio che il mio tempo con il Cliente sia un periodo di massima lucidità mentale e totale professionalità, dedicato al 100% e focalizzato sulle informazioni che devo dare e sulle problematiche che devo risolvere – quelle del Cliente, non le mie.
Certo, in un settore dove la reattività è considerata indispensabile ed essenziale – ed è spesso richiesta, la disconnessione digitale sembra contro-intuitiva. Tuttavia credo che l’efficacia di un professionista non sia valutabile in base alla quantità della sua disponibilità temporale, ma piuttosto dalla qualità di una riflessione non contaminata. In generale, la qualità delle nostre consulenze raramente dipende dall’ultima notifica ricevuta: nasce piuttosto dall’esperienza, dall’analisi e dall’intuizione che possono incontrarsi senza interferenze.
Ci troviamo alle porte di un cambiamento epocale, per noi come persone e come professionisti: nel futuro dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi, la nostra capacità squisitamente umana di giudizio contestuale e problem solving creativo sarà il nostro vero vantaggio competitivo. Proteggerla con periodi di disconnessione strategica non è un lusso – è una necessità professionale.