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I borghi Piemontesi stanno riscrivendo le regole dell’economia

Prima di partire per la classicissima vacanza di Agosto al mare, se volete rinfrescarvi in un afoso weekend di luglio fuori dalla città, vi consiglio una piccola gita che ho fatto con la mia famiglia sulle colline della Valle Maira, vicino a Cuneo, nei borghi di 13 comuni che hanno storie da raccontare, tesori d’arte e cultura da scoprire.

Devo essere sincero: quando me lo hanno proposto, in prima battuta credevo di trovare un posto desolato, uno di quei luoghi che fino a pochi anni fa sembrava destinato all’oblio demografico e con poca copertura cellulare. Invece, mi sono trovato di fronte a una realtà che sta sfidando tutte le previsioni economiche degli ultimi decenni: borghi di montagna che non solo resistono allo spopolamento, ma attraggono nuovi residenti, imprenditori e investimenti.
Come è potuto succedere? La pandemia ha accelerato processi che erano già in corso, ma che nessuno aveva mai osato considerare come opportunità strutturali. Il lavoro da remoto, da soluzione temporanea di emergenza, si è trasformato in una leva permanente di riequilibrio territoriale e i borghi piemontesi, con la loro combinazione unica di qualità della vita, connessioni digitali migliorate (sì… c’era la copertura 5G!) e costi contenuti, stanno diventando i protagonisti inaspettati di questa rivoluzione economica.

In Valle Maira, l’Ecomuseo dell’Alta Valle ha saputo trasformare la storia dell’emigrazione e dei mestieri itineranti in un brand territoriale che attrae un turismo sempre più qualificato economicamente e i Percorsi Occitani, con i loro 177 chilometri di sentieri attrezzati e 23 strutture convenzionate, generano oggi un movimento economico che coinvolge non solo l’hospitality ma anche l’artigianato locale, la produzione agroalimentare e i servizi digitali per il turismo outdoor. Questo modello lo vediamo già consolidato nelle vicine Langhe, dove borghi come Barolo hanno trasformato una tradizione enologica in ecosistemi economici da oltre 100 milioni di fatturato annuo.

L’aspetto più interessante di questa trasformazione è che non si basa su sovvenzioni pubbliche o politiche assistenziali, ma su dinamiche di mercato genuine: le cooperative di comunità che stanno nascendo nelle Valli Grana e Maira, per esempio, rispondono a bisogni concreti di mobilità e servizi, creando al contempo opportunità occupazionali per i giovani del territorio. La chiave del successo sta nella capacità di questi territori di offrire quello che le città non riescono più a garantire: spazi a costi accessibili, tempi di vita umani, comunità coese e un ambiente naturale che diventa sempre più un asset economico concreto. Il cosiddetto “nomadismo digitale“, fenomeno che secondo le stime interesserà oltre un miliardo di persone entro il 2035, trova in questi borghi piemontesi una risposta perfetta alle proprie esigenze: connettività adeguata, costi di vita contenuti, qualità ambientale elevata e opportunità di networking in comunità creative.

Stiamo assistendo a una ridefinizione strutturale della geografia economica, dove la vicinanza fisica ai grandi centri urbani perde importanza rispetto alla qualità delle connessioni digitali e delle relazioni umane. Per gli imprenditori e i professionisti, questa trasformazione apre opportunità di investimento particolarmente interessanti, sia per l’acquisto di immobili da ristrutturare, sia per l’avvio di attività di servizi per nomadi digitali e la creazione di spazi di coworking.

Quello che stiamo osservando in Valle Maira, ed in Piemonte in generale, non è un fenomeno locale, ma il primo capitolo di una redistribuzione economica che interesserà l’intera Europa nei prossimi anni. I borghi che riusciranno a posizionarsi come nodi di questa rete distribuita avranno accesso a opportunità di investimento particolarmente promettenti, in un momento in cui i costi di ingresso sono ancora accessibili e le potenzialità di crescita rimangono largamente inesplorate.

E magari, tra qualche anno, anche chi lavora in banca come me scoprirà che si può gestire un portafoglio Clienti e mantenere relazioni professionali di qualità da un ufficio ricavato in una casa di pietra del Settecento, con le montagne come sfondo delle videochiamate e la possibilità di fare una passeggiata tra i vigneti durante la pausa pranzo. Dopo tutto, se la finanza è diventata digitale, perché non dovremmo portarla dove la vita è più bella?

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