Alla luce delle decisioni prese all’ecofin di cui abbiamo parlato approfonditamente nel precedente post, diventa sempre più importante attuare con efficacia il principio della diversificazione. Questo principio, che se vogliamo è persino banale a livello concettuale, in realtà è molto difficile che sia utilizzato correttamente.
I depositi titoli dei risparmiatori Italiani infatti sono spesso pieni di obbligazioni bancarie, qualche titolo di stato e, per chi si è spinto sull’azionario sono presenti pochi titoli del listino italiano. E’ semplice comprendere come ciò abbia un rischio molto elevato infatti pochi titoli concentrano il rischio su pochi emittenti e per altro avendo il mercato italiano come solo riferimento lo stesso è concentrato in una sola area geografica e su una sola valuta. Tutto ciò poi è molto grave sull’obbligazionario infatti (quasi nessuno lo sa) i titoli obbligazionari possono avere diversi livelli di rischio che proverò ad illustrare brevemente:
- Senior: basso livello di rischio
- Lower tier 2: subordinati con un grado di rischio medio in quanto anche il singolo mancato pagamento di una cedola causerebbe il default dell’emittente ma possono essere considerati per un salvataggio in caso di insolvenza dell’istituto.
- Upper tier 2: subordinati con grado di rischio elevato. In caso di difficoltà l’emittente può sospendere il pagamento delle cedole che però deve comunque essere effettuato entro il termine del titolo.
- Tier 1: grado elevatissimo di rischio. Riservati spesso ai clienti istituzionali ma troppo spesso scaricati nei dossier dei privati.
Alla luce di tutto ciò è sempre bene diversificare per tipologia di titolo (azioni / obbligazioni), per area geografica, per tipologia di strumento, per orizzonte temporale e per valuta e appare evidente come affidarsi ad una persona preparata sia l’unico viatico per solcare mari che in taluni momenti possono essere burrascosi avendo ben presente che il principio della diversificazione deve essere la nostra bussola.