Written by 8:23 Investimenti, Risparmio personale

La lezione americana che l’Italia non vuole imparare

C’è una verità, purtroppo scomoda, che emerge dai dati finanziari degli ultimi dieci anni e confermata dall’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2024 (CONSOB e Intesa Sanpaolo): mentre gli americani vedevano crescere i loro portafogli del 130% in termini reali, noi italiani ci siamo accontentati di un misero 4,5%. Non è una questione di fortuna o di mercati più favorevoli, ma il risultato di due filosofie diametralmente opposte su come gestire i propri risparmi.

Guardando i dati di Banca d’Italia e delle indagini CONSOB, si vede chiaramente la grande differenza di approccio al risparmio ed all’investimento: noi italiani teniamo il 73,5% delle nostre risorse finanziarie in depositi e liquidità, mentre gli americani fanno esattamente l’opposto: investono tra il 65% e l’80% del loro patrimonio in azioni e strumenti azionari. Il motivo è che noi vediamo l’investimento come un pericolo da cui proteggersi mentre loro lo vedono come un’opportunità da cogliere. Chi ha ragione? I risultati parlano chiaro: in dieci anni, chi ha seguito l’approccio americano ha moltiplicato la propria ricchezza, chi ha seguito quello italiano l’ha appena conservata.

Ma le azioni sono rischiose“, mi dicono spesso i miei clienti, “bisogna tutelare il patrimonio che si ha” – è una preoccupazione legittima e profondamente umana proteggere ciò che si è costruito con fatica nel corso degli anni. Tuttavia, questa visione nasconde spesso una comprensione incompleta di cosa significhi realmente proteggere il proprio patrimonio nel lungo termine. La verità è che nella maggior parte dei portafogli esiste sempre una componente di capitale che non verrà utilizzata nel breve periodo e identificare questa porzione è fondamentale perché rappresenta l’opportunità di far lavorare i propri risparmi in modo più efficace. I mercati azionari, storicamente, hanno dimostrato di generare rendimenti superiori rispetto agli investimenti obbligazionari quando si considera un orizzonte temporale adeguato con una diversificazione strategica.

Certo, è vero anche che noi abbiamo un sistema che scoraggia l’investimento a ogni livello perché, giusto per fare un esempio, i titoli di Stato italiani sono tassati al 12,5%, mentre le azioni al 26%. È un po’ una contraddizione però perché, da un punto di vista puramente economico, ad un rischio più alto dovrebbe corrispondere un guadagno più alto (e quindi una tassazione ridotta o, alla peggio, uguale). Tuttavia gli studi comportamentali dimostrano anche che l’Italia ha uno dei più alti livelli di avversione all’incertezza al mondo perché noi preferiamo la sicurezza alla crescita, la certezza all’opportunità mentre gli americani (in borsa come in politica) hanno imparato a convivere con la volatilità.

Ma c’è un paradosso amaro in tutto questo: mentre pensiamo di proteggere i nostri risparmi, li stiamo svalutando giorno dopo giorno. L’inflazione si mangia i nostri depositi, e noi restiamo lì a guardare, convinti di essere al sicuro.

Le ricerche CONSOB evidenziano anche che solo il 44% degli italiani risponde correttamente a domande finanziarie di base – e intendo proprio “di base” nel vero senso della parola. Ma non possiamo dare la colpa alle persone se non sanno come funzionano i mercati finanziari e soprattutto non dobbiamo alimentare la cultura del fai-da-te e diventare tutti trader o speculatori. Un giovane di 30 anni che inizia oggi a investire regolarmente in un portafoglio diversificato può accumulare una ricchezza significativa per quando andrà in pensione. Ma deve iniziare ora e deve avere il coraggio di accettare la volatilità di breve periodo e di affidarsi ai consigli esperti del suo consulente.

È ora di guardare oltre la paura e iniziare a costruire la nostra ricchezza con la stessa determinazione con cui gli americani hanno costruito la loro sapendo che ogni anno che passa senza una strategia di investimento seria è un anno di opportunità perdute. E nel mondo della finanza personale, il tempo perduto non si recupera mai.

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