Written by 9:50 Risparmio personale

Navigare il “rischio” di vivere a lungo

Seduto qui nel mio ufficio a Torino, rifletto spesso su come il concetto di “sicurezza” sia cambiato radicalmente nel tempo. Quando ho iniziato la mia carriera, nel lontano 1993, le dinamiche familiari e sociali erano diverse, e forse si dava per scontato un certo tipo di supporto e di welfare che oggi non è più così scontato.

Un tema cruciale, spesso sottovalutato, ma che impatta profondamente le nostre vite e le nostre decisioni finanziarie: il “Longevity Risk”, ovvero il rischio di sopravvivere ai propri soldi. In Italia, secondo i dati Istat più recenti, l’aspettativa di vita alla nascita si attesta intorno agli 83 anni, con una tendenza in costante aumento. Potrebbe sembrare un paradosso, ma in un’epoca di crescente longevità, è una realtà concreta con cui dobbiamo confrontarci.

Se guardiamo i dati, sempre forniti dall’Istat, lo scenario è chiaro: le famiglie si trasformano rapidamente e le statistiche indicano che nel giro di pochi anni circa il 40% dei nuclei familiari sarà composto da una sola persona. Questo, unito al fatto che un terzo della popolazione italiana ha già superato i 65 anni, significa che il tradizionale “welfare familiare”, quel supporto che spesso veniva dato per scontato, sta gradualmente scomparendo.

Ma questo fenomeno del “Longevity Risk” non è un problema solo nostro, dell’Italia. Anche in altre realtà globali si osservano dinamiche simili, seppur con peculiarità proprie. Pensiamo ad esempio alla Cina, dove la rigorosa politica del figlio unico, implementata per diversi decenni per controllare la crescita demografica, ha portato a un rapido e soprattutto improvviso invecchiamento della popolazione. Oggi, in Cina hanno un numero elevato di persone anziane e una base di giovani relativamente più ristretta, i quali, secondo la tradizione culturale cinese e asiatica in generale, si trovano a dover sostenere e prendersi cura dei genitori e dei parenti anziani. Ciò amplifica ulteriormente il rischio di esaurire le risorse finanziarie in età avanzata, con un sistema di welfare familiare che potrebbe trovarsi a breve sotto forte pressione.

Questi cambiamenti imminenti e globali ci pongono quindi di fronte a una nuova sfida: non possiamo più fare affidamento esclusivamente sui sistemi tradizionali di supporto perché la responsabilità della nostra sicurezza finanziaria futura ricadrà sempre più (e solo) sulle nostre spalle.

Nel mio percorso professionale, ho imparato che la consapevolezza è il primo passo fondamentale. Comprendere questa situazione non significa vivere con ansia il futuro, ma prepararsi attivamente per affrontarlo, con lucidità e strategia. Spesso, quando si parla di consulenza finanziaria, l’attenzione si concentra principalmente sull’asset allocation, ovvero sulla scelta dei migliori investimenti per far crescere il proprio patrimonio. Certo, questo è un aspetto fondamentale, ma credo che la vera soluzione al “Longevity Risk” vada ben oltre la semplice gestione degli investimenti.

Accumulare risparmio, farlo rendere nel tempo attraverso investimenti oculati, è ovviamente il primo passo. Ma questa “misura numero uno” deve essere necessariamente accompagnata dalla “misura numero due”: la protezione. Protezione da quegli imprevisti che, come abbiamo visto, possono minare la nostra sicurezza finanziaria, in particolare quelli legati alla salute.
Pensateci: una lunga vita è un dono prezioso, ma può portare con sé anche sfide impreviste e avere una strategia di protezione adeguata significa tutelare i propri risparmi e la propria serenità di fronte a eventi inattesi.

Al di là dei numeri e delle strategie finanziarie, al centro di tutto ci sono sempre le persone, con le loro storie, le loro speranze, i loro sogni e le loro fragilità. Il “Longevity Risk” non è solo una questione di conti che non tornano, ma un cambiamento profondo nel nostro modo di vivere e di invecchiare. Non si tratta solo di gestire patrimoni, ma di accompagnare le persone in un percorso di vita sempre più lungo e complesso, aiutandole a trovare un equilibrio tra autonomia e interdipendenza.

Riflettere su questi aspetti, con empatia e una visione ampia, mi ha aiutato ad arricchire profondamente il mio lavoro e a cercare di costruire una realtà per i miei Clienti più consapevole e preparata ad affrontare le sfide del futuro. E spero che possa aiutare anche voi.

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