Oggi vorrei condividere con voi una riflessione che attraversa il tessuto della nostra tradizione giuridica. Non è casuale la scelta di questa data: oggi è la festa del papà e il 19 marzo mi offre l’occasione perfetta per esplorare come un principio cardine del nostro ordinamento – quello del “buon padre di famiglia” – abbia plasmato silenziosamente ma profondamente la nostra cultura economica e civile. Questo principio, incastonato nell’articolo 1176 del codice civile italiano attraverso l’espressione “…usare la diligenza del buon padre di famiglia“, ha rappresentato ben più di una mera formulazione tecnico-giuridica: è stato un autentico paradigma di valori, un faro normativo che ha orientato per decenni la valutazione della diligenza che ci si aspetta nelle normali relazioni economiche e sociali.
Uno standard che rappresentava l’incarnazione normativa della cura, dell’attenzione e della previdenza che una persona ragionevole dovrebbe esercitare nella gestione dei propri affari e interessi, il punto di riferimento per valutare comportamenti, decisioni e responsabilità in ambito civile ed economico.
È importante per me sottolineare come il “buon padre di famiglia” non rappresentasse uno standard eccezionale o straordinario: non si richiedeva l’eccellenza assoluta o la perfezione, ma piuttosto il comportamento medio ovvero quello che ci si aspetterebbe da un individuo responsabile nel proprio contesto sociale ed economico di riferimento – la famiglia, appunto.
Dal 2014, con la riforma del diritto di famiglia, l’espressione “buon padre di famiglia” è stata sostituita con il concetto di “persona diligente“. Questo cambiamento non è stato meramente linguistico, ma ha riflesso un’evoluzione profonda nella concezione delle responsabilità familiari e sociali. Il nuovo termine ha spostato il focus dalla figura paterna tradizionale a un concetto più inclusivo e neutro rispetto al genere, riconoscendo implicitamente la molteplicità dei modelli familiari contemporanei.
Ma per i padri biologici o adottivi, le figure paterne in famiglie allargate o i mentori che guidano le nuove generazioni con responsabilità e dedizione, non è cambiato nulla: il nostro impegno quotidiano incarna perfettamente quel principio di diligenza che, pur avendo cambiato nome, continua a rappresentare uno dei pilastri della nostra convivenza civile ed economica. In un mondo complesso e in rapida trasformazione, la capacità di prendersi cura dei nostri figli con attenzione e previdenza rimane un valore inestimabile. E questo, al di là delle formule giuridiche, è ciò che conta davvero.
E quindi, in questo 19 marzo 2025, vorrei rivolgere i miei auguri a tutti coloro che quotidianamente lavorano instancabilmente per tracciare per i propri figli un sentiero verso un futuro migliore: auguri a tutte le persone diligenti, auguri a tutti i Papà. ❤️