Tra le varie “sfide” del mio lavoro c’è anche quella di selezionare i candidati per i posti di lavoro che regolarmente offriamo sul territorio: esamino i curriculum, faccio la selezione, conduco l’intervista e la tentazione, inconscia forse ma sempre presente, è quella di cercare la perfezione: provenienza da aziende prestigiose del settore, titoli accademici impeccabili, esperienze pregresse… Guardandomi intorno, però, alcuni dei professionisti più brillanti che ho incontrato nella mia carriera avevano storie tutt’altro che perfette: avevano cambiato direzione più volte, affrontato momenti difficili, ricostruito da zero, reinventandosi anche in età (lavorativa) avanzata.
La differenza tra un curriculum perfetto e una storia personale è molto importante: il primo racconta cosa una persona ha fatto, il secondo rivela chi quella persona è diventata – attraverso le sfide affrontate, le difficoltà del mercato, la capacità di rialzarsi, di adattarsi, di trovare soluzioni ai problemi. Chi ha conosciuto l’incertezza sa gestire lo stress dei progetti complessi e chi ha dovuto reinventarsi porta una flessibilità mentale preziosa nei momenti di cambiamento, perché sono la passione e il voler raggiungere i propri obiettivi che animano il nostro lavoro quotidiano.
Naturalmente, questo non significa ignorare le competenze tecniche o l’esperienza professionale. Significa che la vera domanda che spesso mi pongo durante un colloquio non è “questa persona può fare il lavoro?“, ma “questa persona ha dimostrato la capacità di crescere, imparare e perseverare quando le cose si fanno difficili?“. Perché nel mondo del lavoro contemporaneo, dinamico e imprevedibile quanto è il nostro, la capacità di adattamento vale quanto la competenza specifica.
Dare una possibilità a chi ha percorsi non convenzionali non è un atto di generosità, è una scelta strategica. Significa riconoscere che l’autenticità, la perseveranza e l’adattabilità sono più importanti di un percorso impeccabile. A volte, il miglior candidato non è quello con il curriculum perfetto, ma quello con la storia più vera e la volontà più forte.