In un’era dominata dalla tecnologia, la sicurezza digitale e la protezione dei dati sono diventate le fondamenta su cui costruire la fiducia nel nostro settore. Recentemente, ho sentito parlare dei nuovi computer quantistici e delle loro strabilianti capacità di calcolo e, incuriosito e forse anche un po’ preoccupato, ho chiesto aiuto ai colleghi dell’IT per capirne un po’ di più: qual è l’impatto del quantum computing sulla nostra sicurezza digitale? Davvero possono “indovinare” la nostra password in pochi minuti?
Come risposta, mi hanno mandato da leggere un illuminante e recente articolo su ICT Security Magazine, intitolato “Cybersecurity 2025: analisi tecnica avanzata della Sicurezza Informatica contemporanea” – e poi però, vi confesso, me lo hanno anche spiegato perché non era proprio di immediata comprensione… 😉
Quantum Computing: di cosa parliamo? (senza farvi venire mal di testa)
Semplificando un concetto (abbastanza, anzi, molto) complesso, il quantum computing rappresenta un salto di livello nel mondo dell’informatica. I computer quantistici hanno la potenzialità di eseguire calcoli a una velocità e con una complessità impensabili per i computer tradizionali. Questo ovviamente apre scenari incredibili in molti campi, dalla medicina alla scienza dei materiali, ma solleva anche interrogativi importanti per la sicurezza informatica.
Questa potenza di calcolo potrebbe, in futuro, rendere vulnerabili i sistemi di crittografia che oggi proteggono le nostre transazioni online, le nostre comunicazioni e i nostri dati sensibili. Algoritmi complessi che oggi richiedono centinaia di anni di tentativi per essere “forzati” da un computer classico, domani potrebbero essere decifrati in tempi drasticamente ridotti da un computer quantistico sufficientemente avanzato.
Quindi? Prudenza, ma non allarme. La realtà dei fatti è che è fondamentale approcciarsi a questo tema con consapevolezza, ma senza cedere all’allarmismo. Come sottolinea l’articolo, la tecnologia quantistica è ancora in fase di sviluppo e la realizzazione di computer quantistici capaci di minare la crittografia su larga scala non è un evento imminente. La maggior parte degli esperti concorda che ci separano ancora diversi anni da questo scenario. Certo, ignorare questa potenziale evoluzione sarebbe un errore, ma se guardiamo a come stanno le cose oggi dobbiamo anche essere realisti e riconoscere che, spesso, la falla più grande nei nostri sistemi di sicurezza non è un sofisticato algoritmo violato, ma qualcosa di molto più semplice: noi stessi.
Password banali, uguali per ogni account, la tendenza a sottovalutare l’importanza di proteggere le nostre informazioni personali e professionali, o una scarsa familiarità con le pratiche di sicurezza di base, sono i veri talloni d’Achille. Investire nella nostra alfabetizzazione digitale e adottare abitudini più sicure è il primo e più importante passo per proteggerci: lo so, è noioso e anche scomodo avere password di 20 caratteri con tutti quei simboletti strani e numeri da ricordare, però è importante.
In ultimo, un aspetto interessante evidenziato dall’articolo è che, parallelamente allo sviluppo di computer quantistici più potenti, la ricerca sta lavorando intensamente allo sviluppo di nuove tecniche di crittografia, chiamate “post-quantistiche“, progettate specificamente per resistere agli attacchi quantistici. È una vera e propria corsa all’innovazione, dove le capacità di attacco e di difesa si evolvono in simbiosi.
Quindi guardiamo al futuro con ottimismo, ma senza abbassare la guardia. Chi come me lavora per una Banca sa che bisogna essere costantemente aggiornati sulle frontiere tecnologiche e sulle loro implicazioni per la sicurezza. Ma il futuro della sicurezza digitale è certamente complesso e in continua evoluzione, e non dobbiamo viverlo con ansia. L’importante è rimanere informati, adottare comportamenti responsabili e continuare a investire in competenze e tecnologie che ci permettano di affrontare le sfide di domani con la preparazione e la serenità necessarie.