Written by 12:04 Risparmio personale

La dieta finanziaria che nessuno vuole fare

dieta finanziaria

Le vacanze stanno per finire e, come tutti gli anni, il mio pensiero va a rimettermi in forma dopo gli inevitabili, ma quasi necessari, “sgarri” d’estate. Il mio problema è la pasta: io amo la pasta e mangerei solo pasta, tutti i giorni. E se mangiassi solo pasta per vent’anni, probabilmente sopravviverei anche. Ma a che prezzo?

Fare una dieta o, meglio, regolare la propria alimentazione (che, se gestita bene e con costanza negli anni, è sicuramente più efficace che fare una semplice ma spesso effimera dieta), è un po’ come gestire il proprio patrimonio finanziario: i TFR sono come i carboidrati che ti danno energia, ti sostengono, e sono anche buoni. Ma se è l’unica cosa che mangi per decenni, finisci per avere carenze nutrizionali importanti. Non è che la pasta faccia male – anzi, ma il problema è pensare che basti solo quella.

I giovani del nostro presente sono bravissimi a ottimizzare tutto: il percorso casa-ufficio, le app per la spesa, persino i like su LinkedIn. Sono sommersi dalle informazioni e sovra-stimolati da immagini e video a tutte le ore del giorno in un caos mediatico difficile da gestire – e che ormai hanno imparato a dominare. Ma quando si tratta di pensione, è come se improvvisamente diventassero tutti procrastinatori seriali: “Ci penserò il prossimo anno“, “Ora ho altre priorità“, “I mercati sono instabili, non mi fido“…
La differenza con “le altre priorità” è che sono più materializzabili, più concrete – come l’acquisto di una casa ad esempio: la casa la vedi, la sogni, ci fai i rendering mentali. La pensione no. È un concetto astratto del futuro fino a quando non diventa il tuo presente.

Certo, a 30 anni la pensione sembra fantascienza. Ma anche io quando avevo 30 anni pensavo che non avrei mai avuto mal di schiena alzandomi dal letto, o che non avrei mai guardato il meteo prima di uscire come fanno i vecchi. E invece…
Il fatto è che il tempo è l’ingrediente più potente degli investimenti, ma anche il più sottovalutato. Tutti parlano dei rischi degli investimenti, delle oscillazioni di mercato, delle perdite, della volatilità. Come se il TFR fosse un materasso imbottito di sicurezza. Ma nessuno parla del rischio silenzioso: quello di svegliarsi a 60 anni e rendersi conto che il tuo potere d’acquisto si è dimezzato mentre tu guardavi Netflix.

Da circa vent’anni i lavoratori dipendenti possono scegliere se lasciare il TFR in azienda (rivalutazione dell’1,5% più il 75% dell’inflazione) oppure destinarlo a forme pensionistiche complementari. I numeri parlano chiaro: negli ultimi dieci-venti anni questo meccanismo ha prodotto risultati interessanti, ma un investimento diversificato ha quasi sempre avuto ritorni superiori. Il meccanismo di rivalutazione del TFR è pensato per proteggere dall’inflazione, è vero. Ma “proteggere” non significa “far crescere” – è come la differenza tra non perdere peso e mettersi in forma: tecnicamente sopravvivi, ma non è che stai benissimo.

Non si tratta di diventare lupi di Wall Street o di ossessionarsi con i mercati. Si tratta di smettere di pensare alla pensione come a qualcosa che “succede” e iniziare a pensarci come a un progetto di vita. Il TFR va benissimo come base. Ma se vuoi davvero che i tuoi 65 anni assomiglino ai tuoi progetti di oggi – viaggi, hobby, tempo libero, magari anche qualche sfizio – allora forse è il caso di integrare la tua dieta.

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